Palazzo Ramis - Via Ramis

Ultima modifica 17 giugno 2020

Il palazzo custodisce sulla facciata una lastra scolpita ad altorilievo del XVI secolo. L’opera si sviluppa orizzontalmente e risulta essere tripartita: a desta è riprodotta l’Annunciazione dalla chiara iconografia latina (la Madonna è seduta vicino ad un leggio e non regge il fuso e la conocchia), al centro sono rappresentai due cavalieri che si contrappongono, con al centro il simbolo della casata, a sinistra è riprodotta la Deposizione (in basso si vede la sommità di un sepolcro dal quale, a mezzo busto, emerge il corpo del Cristo sorretto da tre angeli). Secondo uno studio iconografico dello studioso Stefano Cortese, la rappresentazione posta a sinistra potrebbe essere l’Immago Pietatis o Pietà, ovvero il Cristo che emerge dal sepolcro. Rappresentazioni simili dell’Immago Pietatis si ritrovano in varie zone del Salento. (“L’alto rilievo di Palazzo Ramis. L’Immago Pietatis nel Salento” di Stefano Cortese, Nuovalba, anno 2013, n. 2).

Il palazzo apparteneva alla famiglia di Emilio De Ramis e della moglie Ambrosina Patitari già a partire dal Cinquecento; la famiglia, di origine spagnola, proveniva da Gallipoli. Il palazzo è conosciuto con il nome di Li Ramis seu li Fulvi in quanto, in memoria del nonno Fulvio De Ramis, due eredi si chiamavano Fulvio e Fulvia. Il palazzo è passato alla famiglia Consiglio nel Settecento in seguito al matrimonio di due eredi De Ramis con i Consiglio. Alla fine del Settecento il palazzo è diventato proprietà dei Leopizzi e in seguito dei Murri. Attualmente abitano più famiglie.

Riferimenti bibliografici
O. Seclì, Parabita nel '700-Dinamiche storiche di un secolo, Edizioni "Il Laboratorio", Parabita, 2002