Aree verdi

Ultima modifica 14 novembre 2019

La grotta delle Veneri
Categoria Territorio, Aree verdi, Da visitare

L’insediamento rupestre, situato in località “Monaci”, fu abitato dall’uomo di Neanderthal, di cui si sono trovate numerose testimonianze litiche e poi fu frequentato ...

L'insediamento rupestre, situato in località "Monaci", fu abitato dall'uomo di Neanderthal, di cui si sono trovate numerose testimonianze litiche e poi fu frequentato dall'uomo di Cro-Magnon, di cui restano due scheletri. Dopo quest'ultimo la vita nel sito continuò per altre decine di migliaia di anni. Questa ricostruzione delle frequentazioni della grotta è avvenuta grazie al ritrovamento di oltre 18.000 reperti, compresi tra una fase avanzata del neolitico antico e la prima età del bronzo. Attualmente gli stessi sono conservati presso il Museo Nazionale di Taranto e l'Università di Pisa.
La cavità può essere distinta in due settori: la grotta-riparo esterna, frutto dei progressivi arretramenti della volta che hanno generato un ambiente aperto, e la grotta interna suddivisibile in un tronco centrale e due cunicoli che si sviluppano verso nord e verso ovest.
La grotta prende il nome da due statuine, dette Veneri, raffiguranti donne in stato di gravidanza, scolpite in osso di cavallo, risalenti ad un periodo compreso tra 12.000 anni e 14.000 anni fa.
Il ritrovamento avvenuto nel 1965 ad opera del prof. Giuseppe Piscopo, aiutato da altri volontari fra cui il prof. Antonio Greco, ebbe il merito di imporre all'attenzione della cultura scientifica una scoperta di rilevanza internazionale.
Questo genere di statuine paleolitiche, diffuse con notevole uniformità dai Pirenei alle pianure russe, rappresenterebbe il culto della maternità e della fertilità e possono essere considerate importanti espressioni d'arte, di altissimo pregio artistico, stilistico e tecnico.
I due esemplari parabitani differiscono dalle altre veneri dell'Europa per l'atteggiamento delle braccia che si riuniscono al ventre, caratteristica che invece ha forti analogie con le statuette rinvenute nelle lontane pianure russe. Ciò fa pensare, se non proprio ad un rapporto diretto tra queste due grandi aree culturali almeno alla convergenza di gusti formali che caratterizzavano i gruppi umani, dei quali le Veneri costituiscono parte della produzione artistica.

Cave of Veneri
The rocky settlement, situated in "Monaci" resort, was inhabited by Neanderthal man, whom many lithic proofs were discovered, and then by Cro-Magnon man, whom there are two skeleton. After them the life in this place continued for other thousands years. The reconstruction of cave's attending happened thanks to discovery of 18000 relics, belonging to a period from late ancient Neolithic to early Bronze Age. Nowadays these relics are kept at National Museum of Taranto and at Pisa University.
The hollow can be divided into two parts: the external cave-shelter, result of vault's progressive backing which generated an open space, and the internal cave subdivisible into a central section and two tunnel, one towards north and the other towards west.
The cave takes his name from two little statues, called Veneri, portraying pregnant women, carved in horse bone, dating back to period from 12000 to 14000 years ago.
The discovery happened in 1965 thanks to Giuseppe Piscopo helped by other volunteers and it called scientific culture's attention on an international significance's finding.
This kind of Palaeolithic statuettes that spread with considerable uniformity from Pyrenees to Russian plains would represent maternity and fertility's cult and can be considered an important artistic display of higher stylistic and technique quality.
The two specimen of Parabita differ from other European Veneri for arms' pose, which are lied at the stomach. This characteristic has strong analogies with some small statues found in far Russian plains. This make think if not just to a direct relation between these two big cultural areas, at least to a formal taste's meeting that characterised human groups, of which Veneri are a part of artistic production.